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Somministrazione nei cantieri: sicurezza, compliance e formazione

l lavoro in cantiere è tra i più delicati per la gestione della sicurezza e delle responsabilità. Quando si parla di somministrazione, ossia di lavoratori inviati in missione da agenzie specializzate presso imprese utilizzatrici, la complessità cresce ulteriormente. Qui entrano in gioco tre fattori chiave che determinano il successo e la sostenibilità del sistema: sicurezza, compliance e formazione. Tutti elementi che non devono essere visti come semplici adempimenti formali, ma come strumenti per garantire protezione ai lavoratori, continuità alle imprese e reputazione al settore.

La cornice normativa italiana

In Italia il riferimento principale è il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs. 81/2008), che definisce obblighi e responsabilità in materia di salute e sicurezza. Per i cantieri temporanei o mobili, la normativa richiede strumenti specifici come il Piano di Sicurezza e Coordinamento e il Piano Operativo di Sicurezza, che devono essere coerenti tra loro e adattati alla realtà del cantiere.

Nella somministrazione, la particolarità è che esistono due soggetti con ruoli distinti: l’agenzia che somministra il lavoratore e l’impresa che lo utilizza. L’agenzia deve garantire che il lavoratore sia in possesso della formazione di base, delle certificazioni richieste e degli adempimenti contrattuali corretti. L’impresa utilizzatrice, invece, deve assicurare l’inserimento sicuro nel cantiere, fornendo istruzioni specifiche, DPI idonei e organizzando la vigilanza quotidiana. La collaborazione tra questi due attori è ciò che fa la differenza.

I rischi specifici per i lavoratori somministrati

Chi lavora tramite agenzia in un cantiere spesso si trova esposto a rischi maggiori rispetto a chi è assunto direttamente. Questo perché cambia frequentemente contesto, colleghi, strumenti e procedure. Un lavoratore può trovarsi un mese in un cantiere stradale e il mese successivo in un edificio residenziale, con rischi e procedure completamente diverse.

Tra le criticità più comuni: l’inserimento rapido senza briefing completi, la mancanza di aggiornamento su rischi specifici del cantiere, l’uso di macchinari o attrezzature che richiederebbero addestramento pratico, la gestione di turni variabili che aumentano stanchezza e probabilità di incidenti. È quindi evidente che il modello della “formazione una tantum” non è sufficiente per i somministrati, che hanno bisogno di un piano dinamico e costantemente aggiornato.

La formazione come leva strategica

La formazione dei lavoratori in somministrazione nei cantieri non è un adempimento burocratico ma una leva strategica. Deve coprire la parte generale sulla sicurezza e quella specifica sui rischi concreti. In Italia, per il settore edile, esistono corsi obbligatori di formazione di base e aggiornamenti periodici, a cui si aggiungono moduli specialistici per attività ad alto rischio come il montaggio di ponteggi, il lavoro in quota, l’uso di gru e macchine complesse.

Un altro elemento fondamentale è l’addestramento pratico: non basta conoscere la norma, bisogna saper applicare le procedure sul campo. Questo significa simulazioni, prove con i DPI, esercitazioni su emergenze, fino ad arrivare alla verifica delle competenze effettivamente acquisite. Un lavoratore preparato non solo riduce i rischi per sé e per gli altri, ma diventa una risorsa preziosa per l’impresa, capace di operare con autonomia e professionalità.

Compliance: oltre l’adempimento formale

Quando si parla di compliance in ambito cantieri e somministrazione, non si fa riferimento solo al rispetto delle norme, ma alla capacità di dimostrare, anche in caso di controlli, che le procedure sono reali e funzionanti. Significa avere documentazione aggiornata, contratti chiari, tracciabilità delle formazioni erogate, certificazioni valide e una gestione trasparente dei rapporti di lavoro.

La compliance è anche culturale: serve un sistema in cui le imprese non vedano i lavoratori somministrati come risorse “temporanee” ma come parte integrante della forza lavoro, con pari diritti e tutele. Questo approccio riduce conflitti, migliora il clima organizzativo e favorisce la collaborazione tra lavoratori diretti e somministrati.

Le sfide della realtà italiana

In Italia, la somministrazione nei cantieri è spesso collegata a missioni brevi e frammentate, che rendono complesso garantire continuità formativa e monitoraggio costante. Non tutte le regioni hanno la stessa disponibilità di enti formativi accreditati, e le imprese utilizzatrici faticano a bilanciare esigenze produttive e obblighi normativi. Un altro nodo critico riguarda il coordinamento tra agenzie e imprese: quando la comunicazione è scarsa, il rischio di scoperture cresce.

Allo stesso tempo, esistono strumenti che possono essere sfruttati meglio, come i fondi interprofessionali e il fondo Forma.Temp, che finanziano formazione specifica per i somministrati. Investire in questi percorsi non solo è un dovere, ma un’opportunità per dotare il settore di personale più qualificato, in grado di affrontare lavori complessi e ridurre gli infortuni.

Come migliorare il sistema: buone pratiche

Per rendere davvero sostenibile la somministrazione nei cantieri, servono azioni concrete e condivise:

  • Check di idoneità pre-ingresso: assicurarsi che il lavoratore abbia formazione aggiornata e DPI adeguati prima di entrare in cantiere.

  • Briefing specifici: brevi sessioni formative direttamente sul cantiere per illustrare rischi, procedure di emergenza e regole del sito.

  • Aggiornamenti frequenti: non solo i corsi quinquennali obbligatori, ma anche micro-formazioni su rischi emergenti o nuove tecnologie.

  • Comunicazione costante tra agenzia e impresa: report periodici sullo stato formativo dei lavoratori e sulla gestione della sicurezza.

  • Valorizzazione dei lavoratori somministrati: integrarli nelle riunioni di sicurezza, nei corsi interni, nei processi di feedback.

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